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Il  Super vulcano  dell’ Alto Piemonte: geologia, suolo e clima

Per comprendere la complessità dei nostri vini è necessario esplorare l’impatto profondo che la geologia, il suolo e il clima hanno sulle caratteristiche delle uve nel nostro territorio.
Il nostro viaggio inizia dalla pietra su cui è incisa la storia dell'Alto Piemonte. La nostra regione ospita un fenomeno geologico unico al mondo: il Supervulcano del Sesia-Val Grande UNESCO  Global Geopark

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Che cos’è un «super» vulcano e come l’abbiamo scoperto?

Un Supervulcano è una caldera colossale, un’enorme depressione nella crosta terrestre. A differenza dei crateri, che normalmente sono visibili (poiché si formano attraverso l'eruzione esterna di un vulcano), la caldera non sempre è apprezzabile in superficie poiché si forma quando un vulcano collassa sottoterra, anche per parecchi chilometri in profondità. La formazione di una caldera a seguito di un'eruzione vulcanica è un fenomeno molto più grande 
della formazione di un cratere. Si tratta di un evento in grado di alterare climi ed ecosistemi in modo significativo, paragonabile all’energia che sprigionerebbe l’esplosione contemporanea di 250 bombe atomiche: fortunatamente, questi eventi catastrofici sono rari, attualmente conosciamo meno di 15 supervulcani sul pianeta terra.


Il Supervulcano della Valsesia è ormai un fossile. La sua attività inizia circa 300 milioni di anni fa e, dopo 20 milioni di anni, il vulcano si spegne definitivamente con un’esplosione dalla portata inimmaginabile, rilasciando circa 500 chilometri cubi di materiale vulcanico, causando il collasso della caldera e l’estinzione definitiva del sistema vulcanico stesso. A quell’epoca non si era ancora verificata la deriva dei continenti.


Ma se una caldera si sviluppa in profondità, verso il centro della terra, come hanno fatto gli scienziati a scoprire il Supervulcano della Valsesia?


Andiamo indietro a 40 milioni di anni fa e questo fenomeno, già di per sé unico, diventa ancor più straordinario: durante la formazione delle Alpi, la collisione fra la placca africana e la placca europea solleva e rovescia la crosta terreste, ruota il Supervulcano di 90 gradi e porta in superficie rocce che normalmente si trovano fino a 30 km in profondità. 


Boca e Gattinara sono denominazioni storiche che si trovano nel cuore della caldera: un suolo unico e raro. I suoli delle Colline Novaresi sono il risultato del deposito di detriti alluvionali, trasportati dal fiume che ha raccolto il materiale vulcanico dalle profondità della crosta terrestre.


Dal punto di vista viticolo, significa che i nostri nebbioli affondano le radici all’interno di un Geoparco Unesco dalle caratteristiche uniche ed estremamente rare. La complessità geologica dei terreni dell’Alto Piemonte è tra le più alte al mondo. 
Se volessimo semplificare questa storia per far capire l’impatto del Supervulcano sui nostri vigneti potremmo spiegarlo così: immaginate di raccogliere tutti i tipi di suolo che vi vengono in mente, comprese rocce che si trovano fino a 30 km in profondità verso il centro della terra e che normalmente non si possono trovare da nessuna parte. Mettete il tutto in un frullatore gigante e immaginate di usare questo mix come terreno in cui piantare dei vigneti! In questo modo le viti 
avranno a disposizione, nel suolo, un livello di complessità ineguagliabile. Se i profumi e i sapori del vino dipendono anche dal nutrimento della pianta, capite bene che il potenziale è altissimo

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Chi ha scoperto il Supervulcano?

Fino al 2009, spesso si vedevano alcuni visitatori che passeggiavano lungo la Sesia (il fiume che divide Boca da Gattinara) osservando attentamente le rocce. La Sesia nasce dal Monte Rosa, raggiungibile in circa un’ora di auto da Boca e Gattinara andando verso nord. Sotto al Monte Rosa si trova uno dei giacimenti d’oro più grandi d’Europa (anche se da molti anni la miniera non è in attività): con un briciolo di ironia, le persone del posto credevano che questi strani turisti muniti di martelletto andassero su e giù dal fiume in cerca di pepite!


In realtà si trattava non di cercatori di oro, ma di ricercatori universitari: venivano da molto lontano a prelevare campioni di roccia per portare avanti un ambizioso progetto di ricerca e rispondere così a una domanda ben precisa. Lungo il corso del fiume Sesia, osserviamo rocce che normalmente, in natura, non si troverebbero mai vicine. Addirittura, in alcuni casi, rocce diversissime sembrano essere fuse l’una all’interno dell’altra. Com’è possibile?


Nel 2009, il professor James E. Quick (professore di Scienze della Terra presso la Southern Methodist University di Dallas, Texas) e il professor Silvano Sinigoi (professore ordinario di Petrografia e Petrologia presso l’Università degli Studi di Trieste) dopo circa 3 decenni di ricerche, decifrano questo enigma geologico. Il percorso del fiume Sesia si svela come un viaggio attraverso la crosta terrestre. Boca e Gattinara sorgono sui resti dell'antica caldera di un 
Supervulcano e mostrano gli effetti della colossale eruzione. Salendo verso il Monte Rosa, ci addentriamo nel cuore del vulcano.


Come produttori, siamo molto grati al prof. James Quick e al prof. Silvano Sinigoi per aver pubblicato e validato questa scoperta. Chissà se, durante le loro ricerche, erano consapevoli di quanto preziose si sarebbero rivelate le loro ricerche anche per i produttori di vino dell’Alto Piemonte. 

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Qual è l’influenza del Supervulcano nel sistema delle denominazioni di origine dell’Alto Piemonte?

Le implicazioni per la viticoltura sono profondissime, differenziando l'Alto Piemonte da tutte le altre zone viticole vocate alla produzione di Nebbiolo. Le rocce del Supervulcano determinano la complessa composizione del suolo, le sue proprietà fisico-chimiche e influenzano la maturazione dell'uva, infondendo ai nostri vini note sensoriali ben distinte che spiegano sia la grande differenza tra l’Alto Piemonte e le altre zone tradizionali del Nebbiolo, sia le sfumature delle varie denominazioni storiche all’interno del nostro territorio.

 

Alla fine degli anni ’60, anche in Alto Piemonte prende avvio il sistema delle denominazioni di origine. Quando si scrive un disciplinare di produzione, si crea di fatto un brand legato a un’origine geografica e alle caratteristiche qualitative e stilistiche di un prodotto. Una delle cose che da sempre colpisce è che in Alto Piemonte siano state stabilite 7 denominazioni su base comunale in una zona molto piccola: Gattinara, Boca, Ghemme, Fara, Sizzano, Lessona e la piccola area del Bramaterra.

 

All’incirca nello stesso periodo, non lontano da noi e per la stessa varietà di uva, la denominazione di Barolo (che oggi include 11 comuni) compie una scelta diametralmente opposta, nonostante distanze simili. Per andare da Roddi a Monforte (rispettivamente comuni nel nord e nel sud di quella denominazione) occorrono circa 20-25 minuti di auto. Il percorso è abbastanza simile a quello che separa Boca da Fara, rispettivamente nel nord e nel sud dell’Alto Piemonte. Anche da est a ovest le distanze sono simili: il percorso tra Cherasco e Grinzane Cavour nella zona del Barolo non è poi tanto diverso dalle distanze che separano Lessona e Ghemme nel nostro territorio.

 

Non sarebbe stato più «efficace» (da molti punti di vista, prima di tutto quello commerciale) definire un’unica denominazione eccellente, includendo i comuni che oggi chiamiamo «denominazioni storiche» dell’Alto Piemonte?

 

Non si trattò di una decisione semplice: le differenze tra i nebbioli dei vari comuni altopiemontesi, nonostante le distanze ravvicinate, sono davvero notevoli. In quel periodo storico, i produttori non conoscevano la teoria del Supervulcano. La loro dedizione nel rimanere fedeli al vino e all’espressione dei singoli territori oggi si rivela un patrimonio inestimabile: possiamo affermare senza compromessi che i nostri vini sono così espressivi del territorio da cui provengono, che le loro caratteristiche aromatiche e strutturali avevano già rivelato ciò che la scienza avrebbe validato 40 anni dopo. È proprio il caso di dire in vino veritas.

 

Come produttori, ci sentiamo orgogliosi di appartenere a questo territorio e consideriamo un privilegio il compito di portarlo a espressione in ogni vino, valorizzando le differenze specifiche di ciascuna zona per incarnare, attraverso il nebbiolo e le altre varietà di uva, il potenziale qualitativo di ciascun pezzo di terra.

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Quali sono le conseguenze nelle caratteristiche dei vini?

La geologia ci fornisce informazioni fondamentali circa l’origine dei nostri suoli. La pedologia è la scienza che entra nel merito dei singoli suoli, concepiti come ciò che permette la vita sulla crosta terrestre: un sistema dinamico e complesso di minerali, gas, liquidi e materia organica che favorisce la biodiversità. In Alto Piemonte, i suoli con cui lavoriamo principalmente sono due:

 

Inceptisuoli di Boca e Gattinara: sono suoli poco evoluti, vicini alla roccia madre, caratterizzati da un'alta acidità (pH basso), un eccellente drenaggio, un ricco contenuto di minerali e una quantità relativamente bassa di sostanza organica. Qui, le viti devono scavare nella roccia con le loro radici per trovare acqua e sostanze nutritive. I nebbioli di questi suoli sono abbastanza austeri in gioventù e hanno il potenziale per raggiungere livelli eccellenti di eleganza e finezza nei profumi, nei sapori e nell’invecchiamento (abbiamo fatto degustazioni verticali andando indietro di 8 decenni).

 

Alfisuoli delle Colline Novaresi: si sono formati da materiali vulcanici trasportati dal fiume Sesia, sono leggermente meno acidi e generalmente più fertili. Con esposizioni diverse, i produttori possono coltivare diverse varietà di uva ottenendo diverse tipologie, da vini rosati molto profumati ai rossi di corpo medio fino ai bianchi complessi e minerali. Nelle zone dal pH più basso, in alcuni casi con presenza di sabbia, conchiglie e sedimento marino, si producono gli Spanna di qualità maggiore (grazie ai suoli leggermente più fertili, il Colline Novaresi Spanna è più pronto in gioventù, pur mantenendo alto il livello di complessità, concentrazione e potenziale evolutivo).

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Qual è il ruolo del clima?

Quando si parla dell’espressione del Nebbiolo, il ruolo del clima è fondamentale nel determinare le sfumature e le differenze strutturali. L'Alto Piemonte ha un clima temperato subalpino influenzato dalla presenza delle Alpi, del fiume Sesia e dei laghi vicini, Orta e Maggiore. I diversi microclimi nell'Alto Piemonte, modellati dall'altitudine, dall'esposizione e dalla pendenza, infondono ai vini sapori e caratteri distinti. Le estati tiepide, gli inverni freddi e le ampie escursioni termiche creano le condizioni ideali per l’uva.

 

Ecco in che modo il microclima determina le differenze nelle zone dell'Alto Piemonte di cui abbiamo maggiore esperienza:

 

Gattinara: grazie alla sua alta altitudine, alle pendenze ripide e all'esposizione a sud, Gattinara offre un microclima omogeneo. Durante il periodo di maturazione delle uve l’escursione termica è altissima, a causa delle masse di aria fredda che, di notte, scendono dal Monte Rosa a rinfrescare i vigneti da giornate in cui, nella parte più calda dell’estate, si arriva facilmente oltre ai 30°C. Il Nebbiolo qui è molto strutturato, concentrato e pienamente espressivo delle caratteristiche varietali.

 

Boca: caratterizzata da geomorfologia complessa, Boca ospita un’ampia gamma di microclimi. Essendo più a nord, si tratta della denominazione tipicamente più tardiva dell’Alto Piemonte e questa lenta maturazione dell’uva si traduce in una gamma aromatica davvero distinta. Qui i produttori coltivano il Nebbiolo insieme alla Vespolina e all’Uva Rara, ottenendo vini di grande finezza aromatica e complessità.

 

Colline Novaresi: a quote più basse e pendenze più dolci, le Colline Novaresi presentano diverse condizioni climatiche, favorevoli a una gamma di stili e tipologie: nascono rosati molto profumati, rossi di corpo medio e bianchi complessi e minerali. Nelle zone più calde si coltiva lo Spanna di maggior struttura e concentrazione.

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Come si esprime l’Alto Piemonte nelle etichette di Antonio Vallana?

Se siete giunti fino a qui nella lettura, innanzitutto vi ringraziamo perché queste considerazioni sono frutto di anni di ricerca e intenso lavoro in vigna, in cantina e nei mercati.

 

Speriamo di aver chiarito i concetti fondamentali della zona viticola dell’Alto Piemonte a proposito di geologia, suolo e clima. Come produttori, portiamo avanti un grande impegno a proseguire questa ricerca e vi siamo grati se vorrete unirvi a noi: venite a trovarci, mandateci i vostri commenti o semplicemente sostenete il nostro lavoro gustando i nostri vini.

 

Ci auguriamo che, in ogni calice, possiate ritrovare questa affascinante storia, che ognuna delle nostre bottiglie vi vuole raccontare: unum, verum, bonum.

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